martedì 28 agosto 2012

La Masseria Ciura di Massafra alla Biennale

E’ la prima volta che una struttura architettonica pugliese è invitata a prendere parte alla Biennale di Venezia. La Masseria Ciura, imponente costruzione barocca eretta in Massafra (Ta) nei primi del ‘600 dalla famiglia dei baroni Ciura ha meritatamente acquisito questo primato per una serie di ragioni. Prima fra tutte, l’armonia del rapporto tra territorio e impresa, che sono perfettamente in equilibrio, in continuità con il passato ma guardando al futuro.

Anche il restauro, infatti, ha seguito la logica della continuità coniugando il fascino di un luogo antico alle più avanzate soluzioni tecnologiche.
Nella narrazione tra architettura e crescita, infatti, la Masseria Ciura rappresenta una esperienza virtuosa in controtendenza con la cementificazione nel rispetto del territorio di riferimento. In linea, dunque, con i temi di sostenibilità, lavoro e creatività del Padiglione Italia nell’ambito della Biennale.

L’edificio che rappresenta uno dei migliori esempi di dimora gentilizia, è all’interno di una tenuta di 60 ettari, a pochi chilometri dal mare ed attorniata da insediamenti risalenti all’età del neolitico, visibili nelle numerose grotte e chiese rupestri con affreschi bizantini da cui è circondata.

“Dopo il progetto di restauro e di risanamento conservativo della parte che risale al 1626 –spiega l’amministratore della struttura Donato D’Agostino (la famiglia ne è proprietaria dagli anni Cinquanta) - la riconversione e l’ampliamento hanno riguardato quella porzione del vecchio complesso edilizio che era dedicato alle attività agricole e zootecniche, per destinarlo a struttura turistico alberghiera dagli elevati standard. Si è trattato di coniugare il fare agricoltura di qualità, l’architettura storica con un sapiente intervento contemporaneo. In sintesi, una proposta culturale sul territorio per restituire ad un uso pubblico una proprietà privata. D'altronde, l’architettura, per dirla con il presidente della Biennale, Baratta, non è forse lo strumento più idoneo per realizzare quella res publica, luogo dei singoli che appartiene a tutti?”.

Il restauro ha, infatti, rispettato in pieno la ricostruzione filologica degli ambienti storici integrati con gli spazi nuovi, come il “Kubo” di vetro così definito dall’architetto Mauro Lanotte di Esseelle Associati.

All’interno della masseria, due ampie sale in tufo con volte a botte e a stella sono collegate, appunto, al magnifico Kubo in cristallo immerso in una limonaia e prospiciente la piscina.

In questa stessa ottica sono stati eseguiti altri interventi che si completeranno, però, nella primavera del 2013 e che restituiranno un pezzo di territorio privato agli ospiti dell’albergo che può accogliere tra spazi interni ed esterni circa 900 persone.

Nessun commento:

Posta un commento